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Siamo tutti animali

E’ almeno da un anno che mi è arrivata la proposta di Renata Balducci (presidente di Asso Vegan) di partecipare al primo Animal Aid Live e la sua “furia energetica” non mi ha certo lasciato scampo. Vorrei vedere che non partecipo, ho pure fatto il primo disco al mondo certificato da Vegan Ok! E infatti arriva il giorno di salire in macchina e dirigersi verso Piazza del Popolo, a Roma. Come sempre, io da solo non vado, se non c’è il mio angelo custode, non mi muovo. Mina sorride e mi toglie i pesi dalle spalle perché non si riacutizzi la tendinite, io la prendo in giro ‘che sembra un piccolo sherpa e ridendo e scherzando parcheggiamo lontanissimo dal palco così ci tocca fare una camminata infinita sotto al sole ma la giornata è splendida e la vista di Piazza del Popolo col palco grosso ci fa un bell’effetto. Ritiriamo i Pass e siamo in onda, ecco gli amici che sbucano fuori, Renata e Sauro, Rosalba e tutto lo staff di Vegan Ok, i ragazzi di Sea Sheppard e gli organizzatori di Animalisti Italiani. Tempo di Sound Check, Cristian mi dice che ho poco tempo e gli rispondo istintivamente (con stupore tutto mio): io ho bisogno di poco tempo perché sono bravo, il resto del tempo che serve non dipende da me. Devo essermi “yanghizzato” un po’ troppo…

In effetti facciamo veloce e tutto sembra suonare bene. C’è tempo per un po’ di abbracci. Ecco Alessandro Sgritta, vecchio amico giornalista che mi scatta una foto con Matteo dei Kutso, con cui condivido l’etichetta discografica e un amico geniaccio in comune.  C’è anche Vladimiro Lembo, fantastico mimo e tanti altri cari amici. Poi arriva lei, Ivana Spagna. Si, Ivana Spagna che devo dire la verità con i suoi capelli a punta a segnato un pezzo della mia adolescenza. Rivado con la mente a quegli anni in cui la musica da discoteca faceva comunque un po’ ridere, ma era una meraviglia rispetto a quella di adesso. C’erano ancora le canzoni, in alcuni posti si ballava con gli U2 o i dischi rock, c’erano i Culture club e le bande di ragazzine che svenivano per Simon le Bon. Simon Le Bon! Ma che razza di nome è? Erano gli ’80, proprio i famigerati anni 80 e io mi sono divertito un sacco. Per questo non resisto e mi metto a fare quattro chiacchiere con Spagna, vincendo la timidezza, mi faccio anche la fatidica foto. Posso ritenermi soddisfatto e con Mina decidiamo di farci una passeggiata per via Margutta. E’ qui che facciamo conoscenza con due tipi fantastici, australiani, che cercano di tradurre il menù di un Bio bar e ristorante veg. Parlando con loro entriamo e stiamo un po’ insieme. Sono affascinati da questa Roma soleggiata e splendida, almeno finchè stai a via Margutta, e sono stupiti dal fatto che ci sia un così grosso concerto in favore dei diritti degli animali. Inoltre sono molto colpiti dalla gentilezza delle persone. Gli è andata bene…

Si torna verso il palco, dopo aver bevuto una bevanda a base di zenzero e limone; quando posso la porto sempre con me e la bevo durante il concerto. Oggi sono stato fortunato e ho trovato questo posto che aveva radice fresca…non è da tutti. Pronti che si suona! Attacco il jack alla 335 tutta nera e parto con un po’ di blues, si, mettiamo le cose in chiaro; funziona sempre. i miei minuti li spendo con “Tutto quello che resta” e “King un nome da re” più qualche schitarrata che serve a liberare l’adrenalina in giro per le dita.

Non li vedo, ma i nostri nuovi amici australiani sono lì sotto, me lo sento, e infatti più tardi Mina mi dice che li ha visti così corriamo a cercarli al ristorante dove in effetti sono andati a mangiare. Li salutiamo ed è chiaro che anche oggi c’è qualcuno a cui regalare un disco, così frugo nella custodia ed ecco qua, un bel regalo per l’Australia. Oh, come mi piace regalare le cose a cui tengo! Ciò che amiamo di più non è mai in vendita, possiamo solo regalarlo. Ecco perché non sarò mai uno che vende un milione di dischi, magari uno che regala un milione di dischi…

Il simpatico ragazzone biondo con la barba e due occhioni puri come l’acqua si commuove per questo semplice gesto e io penso a quanto sarebbe bello se fossimo tutti un po’ più liberi e capaci di mostrare i nostri sentimenti, le nostre voglie, invece di imbrigliare tutto in un sacchetto di plastica.

Andando a casa ce la ridiamo pensando che tornando in Australia dirà che Roma è bellissima, e si organizzano mega concerti per i diritti degli animali, i musicisti non se la tirano per niente e ti regalano i loro dischi per strada e nei bar hanno la radice fresca di zenzero;  insomma l’Italia è il paese dove andare a vivere.

Forse devo scrivergli anche di tutto il resto, del cemento della mafia, delle tangenti dei partiti e delle terre avvelenate, del razzismo dilagante, dei morti in mezzo al mare e di quelli avvelenati dallo stato, della corruzione e della fica, quella in cambio di un favore, delle armi sottobanco, il silenzio dei poteri, il rumore delle stragi, dovrei fargli un bel discorso sull’Italia che premia chi si vende e non vede chi lavora. Ma forse tutto il mondo è paese e anche da loro mentre si processa uno scrittore per le sue parole si assolve una bambolina di cartone perché ha parlato in assenza di neuroni.

Ecco, i neuroni, salviamo i neuroni. L’alimentazione vegana li preserva alla grande e previene un sacco di malattie.

Siamo tutti vegani, salviamo i nostri neuroni e quelli dei nostri vicini, lanciamo una campagna: “ coi neuroni sei più bella”.